Se mi rivolgo ad un pedagogista, non so fare il genitore? USCIRE DALLA TRAPPOLA DEL GIUDIZIO
Questa è una delle domande più frequenti, a volte detta a voce, più spesso trattenuta nel cuore, che affiora spesso quando un genitore decide di chiedere aiuto ad un pedagogista.
“Ci ho pensato tanto prima di venire”
“Mi sentivo giudicata”
“Pensavo si risolvesse col tempo, invece…”
Ad oggi ancora molti adulti ritengono che chiedere aiuto, per ciò che riguarda l’educazione dei figli sia un segno di debolezza, di incapacità.
Non è debolezza; è forza!
Chiedere aiuto è un atto di coraggio.
Significa smettere di seguire un’ideale di genitore perfetto, il mito del “genitore naturale”, tramandato negli anni da discutibili credenze popolari e iniziare, finalmente, a prendersi cura di sé come genitori e potersi così prendere cura delle proprie figlie e dei propri figli nel modo migliore.
È la scelta consapevole di non voler rimanere da soli in un momento difficile e rappresenta una grande dimostrazione d’amore.
I genitori che si rivolgono a me non sono “genitori sbagliati”, ma genitori che si pongono domande.
“A scuola mi dicono che è un bambino gentile e disponibile, ma con me è sempre arrabbiato. Mi risponde male, non mi ascolta. Perché?”
E dietro a queste domande, c’è spesso la fatica di chi, ogni giorno, si mette in gioco, cerca di fare del proprio meglio, ma si sente anche e spesso giudicato. A volte dalle altre famiglie, dai nonni, dagli insegnanti e... dal giudice più severo, sé stessi.
In questo caso, ed in altri, il lavoro pedagogico non parte dal trovare “chi ha torto”, ma dal ricostruire il senso di ciò che accade.
Quali bisogni ci sono dietro a questi comportamenti?
Che messaggi ci sta dando il bambino, e come possiamo imparare ad ascoltarli?
Che strumenti può acquisire un genitore per sentirsi più saldo, più centrato, meno solo?
Il percorso con un pedagogista non è una “valutazione del genitore”.
Non si viene per essere approvati o rimandati. Si viene per riuscire a vivere la propria genitorialità in un modo più consapevole e acquisire un punto di vista più ampio. “Faccio del mio meglio, ma non so più cosa fare.”
Quindi, se stai leggendo queste righe, o stai pensando di rivolgerti ad un pedagogista, sappi che non sei un genitore sbagliato. Sei un adulto che si interroga, che si mette in discussione, che sceglie di non rimanere fermo. E questa è la base di ogni crescita.
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